Investire in benessere porta profitto!
Immagini di benessere
Cosa associ all’immagine del benessere? Io per esempio mi immagino di essere privo di stress, contento, e pieno di voglia di fare e creare.
Mi immagino sincere relazioni e franche relazioni con i collaboratori.
Mi immagino un buon compenso per il lavoro che faccio e per le persone intorno a me. Anche se i soldi vanno e vengono come il successo. La voglia di fare e creare e una sensazione di gioia possono essere presenti anche in casi di difficoltà economica. restare anche in assenza
Mi immagino flessibilità ai cambi di programma con la capacità di arrendermi a ciò che non si può ottenere.
Mi immagino di lavorare con comodità e in sicurezza, in un ambiente salubre con la luce che mi inonda quando sono seduto alla scrivania.
E se penso ai miei clienti? Vorrei che lo sentissero il mio benessere. Vorrei che fosse evidente la mia tranquillità. E che il mio sorriso, la mia voce, i miei atteggiamenti corporei trasmettessero anche a loro rilassamento.
Vorrei essere talmente rilassato da ascoltare loro richieste. E che tutto ciò si traducesse in precisione, cortesia, affabilità, affidabilità. Mi immagino che possano dire: che bella organizzazione.
Questo per fortuna mi accade già. Non è sola immaginazione.
Lo stato di benessere, individuale e organizzativo, non è conquistato una volta per tutte.
Siamo continuamente esposti a:
Il benessere non è il piacere o la facilità del compito
Il benessere viene sfidato dalle condizioni esterne ma è soprattutto una condizione di spirito. Mi riferisco sia all'individuo sia all'organizzazione. Infatti, quello che tiene legato il gruppo è una condizione di spirito che anima il gruppo stesso. Va al di là delle condizioni materiali del momento.
Chiariamo. Spesso si confonde il benessere individuale con il piacere o con l'assenza di dolore. o, per ciò che concerne l'azienda, con la facilità o difficoltà dei compiti a livello lavorativo. Per cui si pensa che una condizione di piacere o di facilità coincidano con il benessere.
Invece, esso ha a che fare con la sensazione personale di essere nel posto giusto a fare la cosa giusta per la propria vita. Il benessere organizzativo ha a che fare con il soddisfacimento delle leggi sistemiche.
Un’azienda può riempire di comodità i suoi dipendenti, rendergli facili le cose, eppure avere un team poco motivato. Può mancare, infatti, lo spirito di squadra.
Per dire la verità, in Italia siamo lontani dal far entrare nella nostra cultura il tema del benessere organizzativo. Molte piccole aziende non garantiscono neppure le minime condizioni di sicurezza o ambienti confortevoli. Lo si può dedurre dagli incidenti sul lavoro di cui sono piene le cronache dei giornali.
Tali condizioni materiali sono la base per qualsiasi forma di benessere.
Benessere individuale
Il benessere individuale è connesso ad una quiete interiore, al sentire e al sentirsi, alla propria vitalità, al sentirsi integro. Il sentire degli individui oggi è sempre più appannato . Eppure esso è importantissimo. Ci è stato dato dalla natura per valutare le situazioni e individuare quelle di maggiore benessere o di pericolo.
Il malessere individuale è contrassegnato da stagnanza.
Per riportare l’individuo al benessere, serve una mente ripulita dallo stress e che sappia discernere.
Le tecniche di meditazione e mindfulness aiutano a:
In una condizione di benessere ci sentiamo pronti all'azione, anche in caso di difficoltà. C’è la consapevolezza di avere tutte le risorse e le energie per affrontare il momento difficile.
Il sistema nervoso umano è strutturato per consentire periodi di attività e periodi di ricarica. È un orologio che condizioni o situazioni stressanti possono danneggiare.
L’essere umano non solo si ciba di alimenti, ma anche di sensazioni ed emozioni. La socialità crea una continua sollecitazione emotiva. Se le emozioni non vengono elaborate, creano una condizione di disagio. Spesso non sentire ci porta a malattie psicosomatiche.
In un ambiente lavorativo basterebbe l'espressione emozionale, per portare maggiore benessere. Un passo oltre l'espressione, c'è l'elaborazione di ciò che accade. Se ciò riesce ad accadere, il benessere non solo aumenta, ma aumenta la produttività, data dal piacere che le persone mettono nel lavorare.
Le persone hanno paura delle emozioni. Un'azienda che gestisce le emozioni possiede una marcia in più. È facile comprenderlo e non servono grandi studi. Le emozioni represse o inespresse si trasformano in emozioni peggiori di quelle di partenza:
Il leader e il benessere organizzativo
Un buon leader - o semplicemente chiunque gestisca un team - dovrebbe occuparsi del benessere degli individui.
Non sto ipotizzando che diventi uno psicologo che si occupa dei problemi dei singoli! Figuriamoci! Ognuno deve fare il suo mestiere.
Se ne deve occupare indirettamente occupandosi del benessere organizzativo. Non lo vuol fare? E allora metta in conto questo. Il malessere organizzativo comporta che l’energia individuale venga trattenuta. Non vien messa più a disposizione dai membri dell’organizzazione. L'abbiamo detto prima. Malessere significa stagnanza energetica. Anche per le organizzazioni.
Il leader deve scegliere manager che diano spazio all’ascolto e al confronto. Manager che sappiano gestire i conflitti e soprattutto farli emergere. Manager che sappiano leggere i segnali deboli dell’organizzazione.
Un grande aiuto può venire dall’approccio sistemico. Esso ci dà la possibilità di indirizzare le persone verso comportamenti sinergici. Può far emergere i conflitti sul nascere prima che diventino un cancro. Ci può dare le leve di intervento immediato e con poco sforzo per indirizzare l'organizzazione verso gli obiettivi.
L’approccio sistemico si basa su tre principi: precedenza, equa distribuzione dei pesi, inclusione.
L'approccio sistemico come contributo al benessere organizzativo
Un leader o un manager sistemico:
Il benessere organizzativo dipende da questo tipo di approccio.
Se si crea un ambiente sano dal punto di vista sistemico, i vari disagi personali possono essere stemperati. Il luogo di lavoro può diventare un luogo di ricarica. Le persone, si sa, raccolgono altri momenti di stress fuori dal lavoro. Nel lavoro possono trovare la loro rigenerazione.
Per la legge sistemica dell’equità degli scambi, chi riceve qualcosa sente una pulsione a ridare qualcosa in cambio. Il senso di appartenenza si consolida.
Il benessere organizzativo è un investimento con un buon ritorno.
Due approcci non sistemici
Tra gli approcci che ho visto applicare nella mia vita ne voglio citare almeno due, opposti dell'approccio sistemico.
Uno lo chiamerei: filosofia dell’arroganza del successo. Al secondo darei il nome di filosofia dell' "illudi, spremi e getta via".
Il primo accade nelle aziende di successo in cui iniziano a proliferare manager senza scrupoli.
Essa viola tutti e tre i principi sistemici a partire dalla precedenza delle competenze.
Si favoriscono gli amici anziché i professionisti, gli yes men anziché le intelligenze.
Gli obiettivi del singolo manager prevalgono rispetto allo scopo dell'organizzazione.
L'azienda viene bistrattata perché si può permettere perdite su perdite.
La facciata prevale sulla sostanza.
I problemi vengono taciuti e messi sotto lo zerbino.
Se parli in modo franco, rischi di essere indicato come un disturbatore, creatore di problemi.
I clan imperversano.
Il top management in genere favorisce il "divide et impera".
La seconda filosofia invece riguarda la continua immissione di risorse giovani, sottopagate. Così si ottiene alta energia a basso costo. Il giovane ha voglia di mettersi in mostra. Si spende con l'illusione di poter ottenere un posto, trampolino per il suo futuro personale. Non sa che la sua avventura finirà presto.
La politica aziendale privilegia sono le figure apicali, fedeli al capo supremo.
Esse sono sottoposte allo stress di continuare a formare i giovani e di gestire una struttura di per sé instabile. Esse però vengono pagate profumatamente e tolte in questo modo dal mercato. Così l'azienda si assicura dei cervelli, che però, prima o poi, invecchiano.
Nel frattempo, i costi del personale rimangono bassi e vi è un continuo ricambio di entusiasmo. La qualità di questo entusiasmo è acerba. Il giovane non ha esperienza e questo rende il suo contributo meno produttivo. Intanto, l'entusiasmo dei manager apicali si va spegnendo anche se si finge che tutto va bene. La stanchezza prende il sopravvento.
Entrambi questi approcci disfunzionali e portano di malessere organizzativo e individuale.
Investi in benessere!
Bisognerebbe mettere fra i valori dell'organizzazione il benessere organizzativo. Le aziende più all'avanguardia lo hanno capito.
Oggi, le macchine svolgono sempre più i lavori ripetitivi. Agli umani è richiesta intelligenza, lucidità, energia, motivazione, creatività, innovazione.
Le vogliamo? Partiamo, allora, dal benessere organizzativo!
In questo editoriale abbiamo parlato di:
• benessere individuale e organizzativo
• il leader come generatore di benessere organizzativo
• vantaggi dell'espressione e dell'elaborazione delle emozioni in azienda
• due filosofie non sistemiche disfunzionali
• parola sistemica chiave della settimana: #BENESSERE (trovi tutti gli approfondimenti sulla pagina no-effort management di Linkedin)
©️Anurag Rocco Gaeta – no-effort management – 12 giugno 2021
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